giovedì 25 luglio 2013

Un secondo tubo per la sicurezza

(Commento di M.E.Grandi alla lettera al CdT pubblicata in data 24.07.2013)
Il sig. Paolo Vismara di Porza scrive:
“Ho letto con piacere l'editoriale di «Co­operazione» apparso la settimana scorsa. Il caporedattore ha ben evidenziato i pro­blemi viari di chi, per ragioni di lavoro o di piacere, deve valicare il S.Gottardo du­rante il week end. Purtroppo si sa che durante l'estate il traffico sull'asse nord­sud aumenta a causa dei vacanzieri che si recano a passare il loro meritato riposo in Ticino o in Italia. La conseguenza per gli automobilisti sono le lunghe code che si formano al S. Gottardo. Immaginare una chiusura totale della galleria per più di tre anni, come si prevede nel caso in cui non si voglia procedere con la realizzazione di un secondo tubo, sarebbe disastroso e farebbe precipitare nel caos più completo l'intero sistema di collegamento da e per la Svizzera interna.”
Fino qui non ci piove, occorrerebbe però aggiungere che il “caos più completo” è relativo, infatti i transiti Dal Ticino per la Svizzera interna e viceversa non avrebbero alcun impedimento ma possono benissimo venire effettuati con le nostre efficienti Ferrovie Svizzere. A rimanere toccati sarebbero al massimo i transiti dai paesi del Nord verso l’Italia e viceversa, che oltretutto sono quelli che influiscono maggiormente ai congestionamenti non solo del Gottardo, ma che in qualsiasi caso possono optare per passaggi alternativi attraverso altri paesi EU, ma forse le ritorsioni e le pressioni dell’EU verso la neutrale Svizzera sono più ad effetto (indesiderato)…
“Un dato di fatto è certo: la galleria attuale è stata inaugurata nel 1980 e, dopo oltre trent'anni di onorata attività, ha bisogno di un risanamento strutturale. L'unica via possibile per poter continuare a garantire una via d'accesso al Ticino o, rispettiva­mente, al resto della Svizzera, è quella di costruire un nuovo tubo.”
La via d’accesso al Ticino c’è già e una volta risanata sarà pronta per diversi altri decenni di attività (si spera…). Non si può assolutamente asserire che l’unica via possibile per garantire l’accesso sia di costruire un nuovo tubo adducendo a motivi già confutati qui sopra.
“Molti tendono a lamentarsi che così facendo si aumenterà il traffico e il Ticino ne subirà le conse­guenze. Basta con questi giochetti subdo­li, le corsie rimarranno le stesse (una per andare, una per tornare). Ciò che aumen­terà, semmai, sarà la sicurezza per tutti gli automobilisti.”
Non si tratta di un giochetto subdolo, non vi è nulla di ambiguo o ingannatore in ciò che come oppositori sosteniamo ma bensì parliamo di realtà palesi: che il traffico in transito subirà senz’altro un forte aumento È un dato di fatto. Non venendosi più a trovare rallentati da queste “zone problematiche”, chi ha finora optato per altri mezzi o altre vie approfitterà di questa situazione. Caso mai potremmo etichettare come subdolo il tentativo di far credere che sia per la sicurezza di tutti gli automobilisti: sicurezza sì al primo posto, però la responsabilità per la vivibilità di una – seppur piccola – regione non è da prendere così alla leggera.
“Come detto giustamente anche da Da­niele Pini su «Cooperazione», se si deci­desse di chiudere la galleria attuale per procedere ai lavori di rinnovo, le solu­zioni per gestire il traffico al S.Gottardo sarebbero molto più gravi, con la costru­zione di grandi stazioni di trasbordo che porterebbero solo ulteriore caos.”
Non ho avuto l’occasione di leggere l’articolo del signor Pini, ma come già detto all’inizio il traffico normale Ticino/Svizzera interna non è tale da richiedere la costruzione di grandi stazioni di trasbordo o la realizzazione di chissà quale altro fantasmagorico progetto. Questa prospettiva sembra palesata appositamente per toccare “sul vivo del portafogli” il contribuente. Non dimentichiamo che prima dell’avvento dei trasporti su strada si è sempre provveduto all’uso della ferrovia; la stazione di smistamento a Chiasso per esempio è sempre stata una delle più importanti e funzionali in Europa e – oltre agli investimenti previsti per la riqualifica delle zone adiacenti – potrebbe essere nuovamente interessante per le FFS investire quanto basta per renderla nuovamente tale. Anche se il sig. Andreas Meyer è di nazionalità tedesca da quanto mi risulta ha sempre dimostrato un certo occhio di riguardo per dei servizi ferroviari svizzeri all’avanguardia e ben vengano "stranieri” del genere, quindi sono sicuro che saprà tirar fuori dal suo cilindo delle soluzioni più che soddisfacenti. Non va inoltre dimenticato che ciò contribuirebbe alla creazione di nuovi posti di lavoro, o meglio al recupero di molti posti di lavoro andati persi nel corso degli ultimi anni (sempre che non venga anche qui facilitata l’assunzione di nuovo personale frontaliere specializzato).
Anche l’avvento delle prime stazioni Hupak ha contribuito per un certo periodo a facilitare sia i trasporti merci che quelli internazionali. La liberazione dei trasporti a 34 tonnellate con il contingentamento delle 40 tonnellate ha in seguito iniziato a mostrare i primi grossi problemi di viabilità non solo in merito alla mole di traffico ma soprattutto allo stato del fondo stradale. Una volta realizzato un secondo tubo del Gottardo e adeguate le vie autostradali vedremo giungere a flotte dalla vicina Germania bisonti stile American Trucks e li vedremo subito uscire dal valico di Chiasso dopo averci lasciato – dietro compenso pecuniario – una montagna di polveri fini e aria irrespirabile. Ma forse a Porza l’aria è migliore… più “fine” e il problema non si presenterà…
“Non oso immaginare una situazione del ge­nere e spero vivamente che il Ticino e tutta la Svizzera abbiamo un occhio di riguardo per il nostro valico più impor­tante.”
Anch’io non oso immaginare una situazione del genere e spero vivamente che il Ticino e tutta la Svizzera abbiano un occhio di riguardo per la nostra salute e il nostro benessere e non per il solito portafogli…
emmenthal 
Senz’altro il sig. Vismara ha le sue valide ragioni per appoggiare il doppio tubo. Visto che ha apprezzato particolarmente i problemi accennati dal sig. Pini relativi all’intralcio di chi ha necessità di recarsi oltre Gottardo nei periodi critici, probabilmente ne è direttamente toccato e non riesce a vedere oltre alle sue necessità. Tutti lo facciamo, chi più chi meno, e non si tratta di egoismo. Il problema però sorge quando non riusciamo ad immaginarci un cambiamento nella nostra routine, non riusciamo a vedere le cose per quello che sono e ci ostiniamo a vederle per ciò che vogliamo siano.
In tedesco esiste un bellissimo termine: Umdenken, inteso come “ribaltare il proprio modo di vedere le cose”, infatti solo in questo modo si riesce a valutare veramente quale punto di vista sia quello che veramente vogliamo utilizzare e agire di conseguenza. Io la mia scelta l’ho fatta, però mi piace ricordare che “Il bello delle nostre convinzioni è che le possiamo cambiare quando vogliamo”, e non va riferito esclusivamente agli “altri” ma soprattutto verso se stessi.

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Sabato 10 agosto 2013 al lido di Melano: Falò nelle Alpi


 
mercoledì 17 luglio 2013

Progresso, tecnologia, benessere…

(by Massimo Enzo Grandi)

Ascoltando un interessante servizio su RSI1 in cui si parla di viaggi sulla luna, astronauti, tecnologia ecc.

Dopo vari racconti sui diversi viaggi, sui personaggi che li hanno compiuto, sullo sbarco sulla luna e altre belle avventure, improvvisamente l’intervistatore chiede “Ma in fin dei conti, a cosa ci è servito, a cosa ci serve questa esplorazione dello spazio?”

Dopo aver sottolineato che queste esperienze sono praticamente un nonnulla rispetto allo scopo asserito di ricerca della nostra identità terrestre all’interno di un universo infinito, l’intervistato inizia a sottolineare l’importanza che abbiano avuto queste esperienze per il progresso dell’umanità. Non mi sfugge un commento di questo personaggio che asserisce che non dobbiamo dimenticare che la tecnologia utilizzata dalla NASA ha contribuito sensibilmente al progresso sviluppando la tecnologia che al giorno d’oggi ci contraddistingue, come Natel, Internet ecc. quindi al benessere dell’umanità stessa.

Allibito vorrei potergli gridare: “Che cavolo stai dicendo?” con l’espressione del nostro caro Arnold….

Penso… penso… e ripenso…

Che cos’è il benessere? Perché è così diverso per ognuno di noi? Cosa significa il nostro agire per il benessere?

Le domande si aprono una dopo l’altra. Sono centinaia, migliaia…

Questa persona che sta parlando alla radio e ascoltata (forse) da qualche migliaio di persone, sta asserendo che la tecnologia che stiamo utilizzando al giorno d’oggi è un benessere…

Secondo questa persona (e moltissime altre) avere a disposizione un iPhone o un Samsung di ultima generazione è benessere?
Obbligare gli utenti televisivi e/o radiofonici a cambiare gli apparecchi o a comperare marchingeni vari supplementari per la riecezione “ottimale” è simbolo di benessere?
Creare situazioni economiche favorevoli solo a grossi gruppi imprenditoriali è simbolo di benessere?
Permettere a industrie private di gestire a piacimento i servizi sanitari e sociali a scopo di lucro è benessere?
Investire miliardi per “possibili” situazioni del futuro, chiudendo gli occhi sulle persone che intanto ai bordi di questa autostrada industriale stanno letteralmente diventando un’ombra di se stessi, è benessere?

Stiamo parlando di benessere del singolo essere umano o semplicemente dell’unico benessere che viene tenuto in conto: quello economico? (che appartiene solo ad uno stretto gruppo di persone).

L’ho già citato da qualche altra parte che secondo un famoso personaggio un paese si muove al passo del cittadino più lento, peraltro io vorrei aggiungere che “correre avanti più in fretta per preparargli un riparo per il futuro” non è la cosa migliore da fare. Non possiamo, o meglio non dobbiamo spendere neppure un centesimo per creare una situazione futura in cui chi non ce la fa oggi potrebbe (e lo sottolineo come condizionale: potrebbe) trarne vantaggio. E intanto nell’immediato cosa fa? Deve forse continuare ad avere fiducia in chi gli fa credere di agire per il suo bene? che gli fa credere che la sua sofferenza attuale lo porterà ad uno sviluppo meraviglioso di un domani molto, ma mooolto lontano? O addirittura che porterà i suoi figli ad averlo?

Quindi:

Progresso: Dovrebbe essere un avanzamento comune di ogni singolo individuo, non la creazione di prodotti raggiungibili solo da alcuni a scapito dell’identità e della dignità di altri

Tecnologia: Non serve a nessuno, a meno che sia gratuita e disponibile a chiunque per il benessere generale (il benessere come specificano nel prossimo punto).

Benessere: anche se per ognuno è diverso, quello comune dovrebbe essere sociale e solidale, non prettamente egoistico ed economico, mentre quello personale è legato principalmente alla stima ed al rispetto di se stessi, come pure al riconoscimento da parte della società della propria individualità.

Tutti quindi vogliamo il benessere. Peccato che il benessere lo interpretiamo in modi diversi.