domenica 18 agosto 2013

La mia Scuola Reclute

(by Massimo Enzo Grandi)

esercito-svizzero

La Scuola Reclute. Quanti bei ricordi!

Non fosse stato obbligatoria avrei scelto di fare ugualmente questa esperienza? Molto probabilmente no.
Mi è piaciuta? Decisamente Si
La rifarei? Senz’altro!
La farei ora anche se fosse facoltativa? Si. La farei. Probabilmente con maggior fatica rispetto alla prima volta di 33 anni fa, ma senz’altro con uno spirito più maturo e consapevole.
È giusto togliere l’obbligo al servizio? Sarebbe un vero peccato. Non tanto per i motivi (discutibili) addotti dai contrari all’accettazione della votazione del 22 Settembre, quanto per il fatto che in quei quattro mesi ci si sente veramente responsabili per i civili che incontri per la strada. Ci si sente diversi, o almeno io mi sono sentito così.
Certo, mi dà fastidio che vengano spesi miliardi per l’acquisto di aerei militari quando dall’altra parte i nostri pensionati percepiscono meno di duemila franchi al mese, quindi è forse lì che occorrerebbe tirare un po’ la corda, ma la Scuola Reclute è una specie di diploma per essere sia un uomo che un essere umano, in tutti i sensi.
Molto probabilmente portando forse la SR e tutto il Servizio Militare più su un lato di “Servizio Civile” ne godrebbe di più tutta la popolazione, e ben si sa che un popolo "disarmato ma unito e consapevole" è molto più onorevole di un popolo armato e ignorante. Probabilmente avrà meno possibilità di vincere, ma meglio perdere con onore, piuttosto che vincere con disonore. Credo sia questo che la nostra leggenda di Guglielmo Tell ci tramanda: difesa dell’onore e consapevolezza delle proprie azioni.
Per me i pro e i contro della votazione hanno entrambe carte positive e carte negative. Sinceramente non ho ancora deciso cosa sceglierò di votare, sarà una sorpresa anche per me stesso.
La votazione si riferisce all’obbligatorietà al Servizio Militare che si vorrebbe togliere lasciando la libera scelta ai cittadini, ma già il fatto di definire il tema in votazione come “Per una Svizzera senza Esercito” - prendendo spunto dal nome dal comitato che ha lanciato l’iniziativa - è fuorviante e può far pensare che accettandola si chiuda il capitolo Esercito. Ma non è assolutamente così.
Probabilmente si tratta di un primo passo con l’intenzione di arrivare ad una futura abolizione dell’esercito, ed è anche lo scopo mai negato dal gruppo referendario, ma non è una dichiarazione di cessazione effettiva e dà ancora la possibilità di gestire una discreta linea di difesa dei confini Svizzeri (Ticinesi preparatevi che in caso di attacco siamo i primi a saltare…lol..)
Lasciamoci sorprendere dei risultati che comunque siano dovranno essere rispettati (e spero non succeda come la legge Weber sull’Ediliza Selvaggia), intanto però vorrei ricordare la mia esperienza in merito alla SR.
Trovandomi all’estero al compimento dei miei 20 anni ho dovuto “recuperare” la mia Scuola Reclute a 22, quindi nel 1980, come Fuciliere di Montagna (FM).
Da una parte i racconti di chi descriveva la SR come una cosa orribile oltre che inutile. Dall’altra invece magari proprio le stesse persone che raccontavano le bellissime esperienze di cameratismo, le nuove amicizie allacciate e tutti i bellissimi luoghi visitati proprio in quel periodo… Cosa mi aspettava quindi?
Il fatto che fosse obbligatorio però non dava alcuna possibilità di scelta: lo dovevo fare!
Di anni ne sono passati molti, addirittura una vita di Cristo, ma ricordo ancora benissimo il primo giorno su quella piazza d’armi a Isone.
Mentre eravamo tutti in attesa sul grande piazzale mi immaginai come sia veramente stata la scena raccontatami da M. di qualche anno più anziano di me. Ridendo con orgoglio del suo “coraggio” mi aveva infatti dipinto con i più sgargianti colori la scena di come si fosse presentato a quell’importante appuntamento: in Taxi, vestito e truccato da “Drag Queen” con parrucca, calze a rete e pelliccia… forse potrebbe sembrare nulla di male, se non fosse che M. era (ed è ancora) un gran pezzo d’uomo, imponente e con dei baffoni irti e spessi come se ne vedono pochi. Credo che stessi ancora ridendo da solo come uno stupido quando iniziarono a chiamarci a uno a uno per andare a ritirare il nostro abbigliamento.
Si erano formati diversi gruppetti di ragazzi che si conoscevano già, qualcuno parlava dei militari già presenti in caserma, prevalentemente della Svizzera Tedesca e Romanda, incorporati come  Granatieri, uno dei corpi ritenuti più “duri” del Servizio Militare e che si paragonava ai Marines statunitensi. Io, come al solito, cercavo di starmene in disparte. La chiamata era in ordine alfabetico, e già alla “B“ ecco che sotto lo sguardo sorpreso di tutti si fece avanti un ragazzo di colore, alto, magro e scarno. Qualcuno commentò ad alta voce in dialetto  “Hey, vuoi una banana?”” e questo si girò di scatto, e suscitando l’ilarità di tutti gli altri gli risponse a sua volta in dialetto qualcosa tipo “Adesso la dò a te la banana” come solo un ticinese avrebbe potuto fare. Inutile dirlo che si guadagnò subito la simpatia di tutti noi altri presenti.
Scegliere la misura giusta per l’abbigliamento è stata una cosa così rapida e veloce che quasi tutti ci si era ritrovati con capi assolutamente non della misura giusta, ma ci sarebbe stata comunque ancora la possibilità di cambiarli in seguito… forse…
Quante belle amicizie allacciate in seguito con alcuni di quei ragazzi sconosciuti: Quante sciocchezze commesse insieme che ci hanno portato a piangere tanto si rideva, quanti ricordi che attendono un piccolo stimolo per riaffiorare!
Durante tutti e quattro i mesi ho preso molto a cuore diverse situazioni, come quel caporale che durante la marcia lunga si fece carico di trasportarmi sulle spalle per gli ultimi chilometri perché mi si erano aperte delle brutte piaghe ai piedi. O la gentilezza del personale medico-infermieristico che doveva occuparsi di me anche più votlte la settimana per alcuni problemi cronici di salute… Altre cose magari mi hanno un po’ meno fatto piacere, come per esempio quando durante un’esercitazione notturna ruppi gli occhiali e non mi vennero pagati perché fu ritenuta una negligenza da parte mia, mentre a un altro pagarono un Rolex smarrito che in realtà non era stato smarrito affatto… (ma questo non ha a che vedere con la SR).
Durante i tiri con il fucile ottenni sempre degli ottimi punteggi, quasi tutti si aspettavano quindi mi venissero assegnati i tanto agognati “bottoncini d’oro”. Giunto il giorno della gara uscirono tutti con il solito modo disordinato dalla camerata. Come d’abitudine lasciai passare il grosso della bolgia per uscire con gli ultimi e la mia attenzione venne attratta proprio da un fucile stranamente per terra, in mezzo al corridoio, con alcuni che ci passavano sopra e altri addirittura gli davano colpi con il piede per spostarlo. Fu una di quelle situazioni dove capisci subito che qualcosa non funziona, infatti si trattava del mio fucile che (spero inavvertitamente) era caduto. In seguito all’incidente l’alzo e il mirino subirono dei danni e durante la gara non centrai neppure una volta il cartellone del bersaglio. La delusione fu tanta, ma comunque qualcuno – purtroppo non ricordo se uno dei Caporali o il Furiere Bäbler – mi volle ugualmente premiare dandomi uno dei suoi tanto preziosi “bottoncini d’oro”.
Oltre ai caporali sempre pronti sia ad aiutarci che a riprenderci a seconda del caso, il nostro gruppo dei Fucilieri faceva capo al Tenente Corrent, un po’ schivo ma comunque corretto, imparziale e orgoglioso della sua responsabilità. Di rango superiore al Tenente Corrente c'era il nostro Capitano, il Sig. Christel, con il quale intrattenni delle piacevoli e interessanti discussioni, naturalmente suscitando la gelosia di qualche altra recluta.
Queste figure erano quasi giornalmente presenti durante tutto il periodo di SR, ma c’era comunque ancora qualcuno al di “sopra”. Ricordo di come  tutti parlassero del Generale Monaco come di una persona dura, forse addirittura cattiva. Anche senza conoscerlo scherzavamo tutti sui nomi che si diceva avesse scelto per le sue figlie, tipo “Mina”, “Granata”, “Fanteria”, e cose del genere. Eravamo tutti molto tesi quel giorno che, presi con degli esercizi “sul campo”, si aspettava la sua visita.
Improvvisamente eccolo apparire in lontananza sopra un’altura in una tipica posizione strategica. Riconosciutolo gli corsi letteralmente incontro ad annunciare la nostra compagnia, come si suol fare in queste occasioni. Probabilmente qualcuno ha preso il mio gesto come un “leccaggio”, mentre invece mi sembra di ricordare di essere stato nella posizione più comoda per la presentazione di rito.
Ci tengo a dirlo che non sono un militarista sfegatato, piuttosto forse l'opposto, ma l’emozione di aver fatto una presentazione a “regola d’arte” davanti a quel personaggio così importante ha riempito il mio orgoglio più del diploma professionale conseguito qualche anno prima. Dopo aver passato in rassegna i suoi soldati mi fece chiamare… Panico totale! Tutti i pensieri possibili cominciarono a scorrere nella mia mente: cosa ho sbagliato? Quale punizione mi attende?
Dopo i dovuti rigidi saluti il Generale Monaco mi si rivelò per quello che era: un uomo! Un uomo malgrado la sua rigidità così criticata e accusata. Dico questo non tanto per quanto mi disse, ma proprio per il suo modo di fare da vero Generale ma soprattutto da vero Signore e Gentiluomo  proprio con la S e la G maiuscole. Mi disse di aver saputo dei miei problemi di salute e che potevo andarmene a casa anche il giorno stesso. Mancava poco più di un mese e mezzo al termine dei quattro mesi di SR, e anche se spesso dicessi di volermene andare, in realtà mi faceva piacere essere lì. Senza pensarci due volte ringraziai ma dissi che terminare il corso per me fosse una sfida cui non volevo rinunciare. E così fu.
Per i miei problemi di salute venni distaccato in ufficio e vedevo come i miei commilitoni rientrassero praticamente distrutti dalle esercitazioni divenute via via più intense e dure. Spesso mi parlavano di quanto fosse stato “palloso” e “stressante” soprattutto lanciare i missili anticarro, chiamati ÜG. il fatto che pronunciare in tedesco questa sigla fosse divertente, non incideva sul fatto che, sembrava, fosse chissà quale impresa il loro utilizzo, quindi la mia fantasia non osava neppure pensare di cosa veramente si trattasse, partivo dal presupposto che fosse una cosa orrenda! Ma eccoci all’ultima settima. Eravamo al Centro Nordico di Campra quando il Furiere mi disse che erano rimasti diversi di questi missili inusati e che ci sarebbero stati problemi se si fosse terminato il corso con questa rimanenza. Risultato? Io e un altro commilitone staccato in ufficio (L), all’insaputa del resto della compagnia ci trovammo a utilizzare da soli 4 o 5 casse di questi missili uno dietro l’altro e… divertendoci pure un sacco! ...soprattutto pensando alla faccia che avrebbero fatto gli altri se avessero saputo che ne sparammo più noi in un ora di quanti ne avrebbero probabilmente sparati loro in una vita.
L’ultimo appello sulla piazza d’armi di Airolo. Tensione generale degli ultimi minuti sperando che sia tutto in ordine e che si possano rompere le righe per l’ultima volta. Ecco… “Potete andare!” e fummo di nuovo persone normali, uomini. Non esisteva più il Caporale, il Tenente, il Capitano. Solo uomini esuli da un’eperienza in comune che, volenti o nolenti, ci ha aiutato a crescere, ad apprezzare la collaborazione del nostro prossimo, ad affrontare la vita con occhi nuovi.