lunedì 8 aprile 2013

Sei

(by Massimo Enzo Grandi)

Notizie che parlano di cose incomprensibili ora bianche e ora nere. Quando credi di aver riconosciuta la verità da una parte o dall’altra, ecco che ne compare un’altra: rossa. Il tutto è nuovamente in discussione.

Libertà di informazione! Si, certo… fino a che questa libertà non è anche di interpretazione, di condizionamento, di “credimi è come dico io e non come vedi tu”. Meglio sarebbe non essere informati. Rimanere all’oscuro per poter godere della luce e illudersi… oppure approfondire, con il rischio di scoprire che non era vero niente, che sei stato volutamente distratto per un altro scopo.

Sei. Confusione.

Forse la passività è ancora l’attività più idonea. Una indifferenza che fa la differenza in quello spazio finito di un universo infinito, una indifferenza che lascia il vuoto da riempire con la concretezza e la certezza: il tentativo di misurare l’immisurabile.

Sei. E speri che tutto taccia. Sei. E l’attesa di ciò che ti aspetta diviene insopportabile, spostando ancora più lontano ciò che hai bisogno di aver vicino, soprattutto e in primo luogo di avere.

Sei. E lo scorrere dell’aria attorno a te ferisce con il suo fragore assordante. Ma ciò che più  ferisce è il sapere sia solo il preludio a ciò che continuamente devi fingere di accettare per non peggiorare la situazione.

Sei. Lo sai di essere tu ad attrarre gli eventi, a creare il percorso su cui proseguire verso quel luogo che si trova ovunque tu voglia. Ben sapendolo ti meravigli di tutte quelle informazioni di cui faresti volontieri a meno. Informazioni che ti stringono lo stomaco in contrazioni che a fatica riesci a tenere sotto controllo. Sono proprio io che ho attirato tutto questo? Perché? Mi chiedo…

Sei. Freddo. Tristezza con la gioia pronta a saltar fuori con un bel “Finalmente!”

Sei. Anzi no, ormai le Sette.

martedì 2 aprile 2013

La fine della Chiesa

(di Massimo Enzo Grandi)

2000 anni fa – non importa se sia veramente esitito o se sia nato o meno il 25 dicembre in una grotta da una quindicenne vergine – qualcuno iniziò a diffondere degli insegnamenti profondi e chiari. Insegnamenti basati principalmente sull’amore e sul rispetto del prossimo. Insegnamenti che chiaramente ponevano in un luogo di poca importanza le inutilità e la pericolosità di ciò che veniva considerato normale perché ritenuto frutto della parola di un Dio che parlò per mezzo dei profeti. Un Dio che nessuno accetava più che parlasse per il tramite di qualcun’altro in quanto risultava scomodo agli interessi personali di pochi eletti al potere in quel periodo.

Dopo aver commesso un grosso errore, cercando di mettere a tacere i responsabili di questi insegnamenti, qualcuno però si rese conto che l’effetto era l’opposto di quello auspicato. Solo con abilità e astuzia riuscirono a girare ancora la situazione a proprio vantaggio appropriandosi del pieno diritto su tali insegnamenti che, adegauatamente ritoccati e presentati, hanno potuto mantenere il potere dalla parte meno onesta.

Ogni tentativo di ripristinare la verità professata originariamente venne subito messa a tacere senza alcuna esclusione di colpi, mentre le menzogne per far apparire ancora più veritiero l’inganno divennero sempre più sottili e sofisticate.

1200 anni dopo che quelle meravigliose verità furono proferite, ecco che qualcun’altro si chiese a cosa fossero serviti quegli insegnamenti visto che chi li professava si comportava proprio al loro opposto, per di più traendo vantaggi di ogni tipo proprio da chi invece si atteneva con fede e amore a quegli insegnamenti e che, in questo modo, è sempre stato sottomesso e sfruttato. Al poverello di Assisi fu riconosciuto subito il tocco divino e sia lui che i suoi seguaci furono subito santificati  e benedetti … proprio da quegli individui che della santità e della benedizione non avevano mai neppure lontanamente avuto sentore. E in questo modo si riuscì nuovamente a mantenere l’esclusivo potere a quel certo gruppo che lo deteneva con degli scopi ben diversi da quelli professati. Potere che – sostengono – è conferito da un’autorità suprema “invisibile ma onnipresente”, senza che comunque vi siano prove evidenti e sicure.

L’evoluzione fino ai giorni nostri ci ha portato informazioni e messaggi di ogni tipo che inquinano ora le eventuali prove a favore e ora invece quelle contrarie, quindi qualcuno si è preso la briga di rianalizzare sia i testi che ci hanno narrato gli eventi di 2000 anni fa e sia  quelli ancora precedenti che parlano di un primo uomo e di una prima donna il cui figlio, dopo aver ucciso il fratello, prende moglie da tribù vicine, fatto che prova l’esistenza di altri esseri umani oltre al primo uomo e alla prima donna ma che però non viene assolutamene ritenuto di importanza, perché l’importante è che solo quelli furono il primo uomo e la prima donna, gli altri si fa finta che non esistessero.

Le teorie sono sempre più complesse, alcune frutto di fantasie o di allucinazioni di presunti personaggi che si credono gli unici a saper leggere tra le righe, altre invece basate su studi seri e coscenziosi che possono esclusivamente basarsi su quanto tramandato nei vari millenni. Non si tratta di un lavoro facile, non siamo neppure in grado di sapere esattamente cosa stia succedendo ai giorni nostri malgrado l’informazione e i mezzi a disposizioni, o forse è proprio grazie a questi che ci troviamo confrontati con troppe versioni anche contrastanti su fatti sia banali che di primaria importanza, in modo che la nostra valutazione ne è decisamente influenzata in un modo o nell’altro.

Si tratta di analizzare testi scritti in un linguaggio che si presta anche a due traduzioni diverse, l’una l’opposta dell’altra, a dipendenza da quali vocali vengano inserite tra le consonanti tramandate. Quindi ogni traduzione sinora fatta o che verrà fatta in futuro, può essere solo ipotetica, e dimostra comunque la scaltrezza di chi si è occupato di questa stesura che si presta ad essere interpretata in base alle necessità.

Ecco che da poco la Chiesa Cattolica Cristiana ha eletto un nuovo Papa. Questi ha scelto il nome di Francesco, come quel poverello di Assisi cui fu dato un “contentino” per non permettergli di mettere in mostra il vero volto della bestia che si nutre dell’innocenza umana. Francesco ha mostrato dall’inizio una semplicità cristica che mi auguro genuina e spontanea.

Si parla molto di profezie sull’ultimo Papa che segna la fine della chiesa. Alcune interpretazioni ritengono che sia proprio Francesco. Ma cosa significa la “fine della Chiesa”?

Fine della fede? No – Fine della purezza del messaggi di quel Cristo (indipendentemente se sia esistito o meno ecc. ecc.)? No…. Se fosse semplicemente la “fine delle menzogne”? Questa propri mi sembra la più azzeccata: la fine delle menzogne create attorno ad una verità. Menzogne che sono visibili nel comportamento ben lungi da quello professato da chi detiene il “diritto” su una verità che nessuno potrà mai e poi mai nè confutare ma nemmeno confermare.

Giungerà il giorno in cui certe persone saranno così oneste da vergognarsi per tutto ciò che hanno fatto?

Se la fine della Chiesa Cattolica Cristiana Romana significa “ritorno all’insegnamento originale attribuito a Gesù Cristo e seguito da personaggi come Francesco d'Assisi” ben venga. Ciò non può che veramente giovare all’umanità intera…

Ma visto le sottigliezze cui siamo stati finora sottoposti, siamo sicuri che Papa Francesco non sia un ulteriore “conentino” per distogliere la nostra attenzione da tutti gli altri che continuano a non agire in quel modo? Sinceramente mi auguro di no… prefeisco la “fine della Chiesa” che comporta la vittoria degli insegnamenti del Cristo (sempre indipendentemente dal fatto che…) piuttosto che una fine che distrugge anche le “cose buone” che (volenti o nolenti ma comunque con raffinatezza e doppi scopi) sono state tramandate fino ai giorni d’oggi.

Ah, dimenticavo… io non sono né un santo né un profeta, dico solo ciò che credo di vedere. Che poi sia o meno la verità non spetta a me dirlo…

Realtà economica in Ticino

Discussioni a non finire, notizie contrastanti, dichiarazioni insensate, progetti allucinanti ritenuti necessari a fin di bene e proposte sensate e (quasi) umane dipinte con i colori antisociali e antieconomici…

L’economia che si prospetta a braccetto con un commercio vacuo e di parte è una brutta bestia che, seguendo finora le sue leggi e applicandole anche dove proprio non hanno nulla a che vedere, ha solo portato contrasto e “distruzione” alla sua stessa struttura.

Anche se il benessere dovrebbe essere distribuito in modo equo in modo da permettere a chiunque una vita dignitosa e senza carenza alcuna, ci si batte per i commerci equi e solidali dei paesi in via di sviluppo disogliendo l’attenzione ai problemi locali molto più diretti e influenti sulla nostra piccola realtà di “Svizzera ideologica” ma poco “effettiva”.

Queste affermazioni le si possono chiaramente attingere parlando con la gente comune che si incontra per strada, non parlando con i commercianti, gli imprenditori o i politici prigionieri delle loro convinzioni economico-politiche-commerciali quasi inculcate a forza in quanto DEVE proprio funzionare così indipendentemente dall’impatto che certe decisioni possano avere sul “misero” cittadino comune (di serie D?).

Una volta un personaggio famoso ebbe a dire che “il benessere e la solidità della società la misuro in base alle gru che riesco a vedere guardando dalla finistra”  cioè più cantieri attivi in funzione dovrebbero mostrare una situazione florida e sicura… Magari fosse così!
Nei periodi di “crisi” economica cui ho avuto modo di assistere – alcuni lievi e alcuni più gravi – si è sempre iniziato a parlarne proprio in base alle difficoltà del ramo edilizio appunto, primo segno chiaro e lampante di una situazione inaccettabile. Ecco che quindi a livello politico si è sempre spinto principalmente a risollevare la categoria favorendo la realizzazione di nuove opere o la ristrutturazione di esistenti in modo da impiegare l’edilizia anche se non prettamente necessario. Tutto ciò con l’impiego di capitali supplementari naturalmente ottenuti con modifiche varie alle “leggi” di gestione dei capitali da parte del governo. Queste decisioni hanno sempre portato a tagli ai vari investimenti, solitamente destinati all’istruzione, alla cultura, allo spettacolo ecc. ecc. Oppure ancora ecco tasse supplementare su certi prodotti ritenuti dannosi per la salute (come tabacco, alcol, idrocarburi – ottime scuse per giustificarne percentuali di “imposte” che superano anche il 60%) con la speranza (ipocrisia pura) che chi ne faccia uso continui a farne (altrimenti sono guai seri).
Risultato finale? Zone industriali con capannoni vuoti e fatiscenti per cui (sembra) i proprietari ricevono pure sovvenzioni per il fatto della loro giacenza inattiva; costruzioni che sorgono a destra e a sinistra a discapito delle aree verdi ancora visibili negli agglomerati urbani; strade sempre più larghe e trafficate che rendono l’aria irrespirabile; banche che (oltre ai miliardi che ricevono come noccioline dal governo) incamerano interessi ipotecari, commissioni, partecipazioni varie e chi più ne ha più ne metta… e tutto che ricade sempre nuovamente sulle spalle del cittadino medio-comune che rischia persino di perdere l’impiego in seguito alle “difficoltà finanziarie” (sempre stabilite secondo le leggi del commercio, quindi nella maggior parte dei casi non reali) del datore di lavoro che deve far fronte a queste “spese” non preventivate.

Si ritiene che questi “incentivi” alla costruzione siano di utilità all’economia, infatti possiamo benissimo notare a che punto siamo giunti (e non è la prima volta). Anche in questa ultima “crisi” vedremo sempre le stesse cose proprinateci come “toccasana” mentre invece sono semplicemente “aria fritta” (per giunta irrespirabile) che porterà solo illusione ai molti e benessere ai pochi.

Che non mi si venga a dire che un nuovo tunnel nel Gottardo porterà benessere al Ticino. Un’opera che comporta un investimento di miliardi e che richiama principalmente mano d’opera d’oltre Gottardo e anche straniera.
Se andiamo a vedere la percentuale di traffico attuale che ha un vero impatto sul benessere del Ticino e dei ticinesi, molto probabilmente ci renderemmo conto dell’irrisorietà di questo benessere effettivo che il singolo “buco” attuale porti. Certo che se consideriamo “benessere” trovare tutti i giorni dell’anno le fragole sugli scaffali dei supermercati, nutrirsi con la carne di vitello a colazione pranzo e cena o ingozzarsi di specialità di ogni dove come fosse “polenta”,   il nostro punto di vista accetta queste situazioni, anzi crede di riconoscerle come di “primaria importanza per stabilire la nostra individualità e la nostra possibilità di scelta”. Non dimentichiamo comunque anche che molti dei prodotti che ci giungono da oltre Gottardo sono già transitati sul nostro territorio giungendo dall’Italia per lo smistamento nei relativi centri della Svizzera interna (esattamente come la lettera imbucata a Chiasso per un destinatario di Chiasso deve prima recarsi alla centrale di smistamento in Svizzera interna per poi tornare al punto di partenza – sempre che non debba necessitare di una centrale supplementare di deposito in quanto non si tratta di posta celere, visto che probabilmente costa meno una persona a separare la posta “A” dalla posta “B” o “C” piuttosto che mandare tutto avanti come si era sempre fatto prima senza difficoltà alcuna)

Ma rendiamoci una volta per tutte conto di cosa questi nostri “piccoli peccati” comportano; informiamoci sull’impatto “eco-solidale-sociale-politico-economico-eccetera-eccetera” che comporta il nostro “sfizio” di poter scegliere tra “25 tipi diversi di latte” e migliaia di suoi derivati (in cui si dovrebbe comprendere gli eccessi di carne bovina dovuti proprio alla necessità di disporre del latte).

Mi si permetta questa vignetta come parentesi che spero faccia pensare.

Mucca

Probabilmente ci si aspetta che il traffico supplementare in transito porti benessere al turismo locale, infatti per gli amici della Svizzera Interna siamo considerati “il salotto soleggiato”, forse è per questo che vengono a impiantare i loro commerci pagando stipendi inferiori al resto della Svizzera ma vendendoci i loro prodotti allo stesso prezzo. Per questo forse acquistano a prezzi bassi stabili d’appartamenti per poi applicare gli affitti come in altre parti dove il costo d’acquisto è nettamente superiore… Forse è per questo che, passato il Gottardo, non rispettano i limiti di velocità, slacciano la cintura di sicurezza e usano il telefonino impropriamente “perché tanto in Ticino fanno tutti così” (veramente lo dicono in Schwitzer-dütch).
Tanti poi nella maggior parte dei casi passano semplicemente “in transito” senza vedere nulla del Ticino. Vuoi per certi ripari fonici che tolgono la visuale su paesaggi che potrebbero essere attrattivi, vuoi per la tanta decantata accoglienza dei ticinesi abbinata alla precisione e all’ordine e pulizia tipicamente Svizzeri…

Nel corso del 2012 ho avuto modo di assistere ad un servizio sulla TSI dove venivano paragonati un albergo (se non erro 3 stelle) a Ponte Tresa ed uno con lo stesso standard in territorio italiano a pochi km di distanza. Notevoli già le immagini relative alla reception: se da una parte l’ambiente era caldo, accogliente di stile classico, di una certa “importanza” e impatto visivo, dall’altra sembrava di vedere un angolo espositivo dell’IKEA con il classico sidebord scialbo e insignificante piazzato vicino a un tavolo non meglio identificato. A dare più risalto alle due contrastanti immagini ecco le ricezioniste che venivano intervistate: una con un elegante tailleur scuro, camicetta abbottonata regolarmente, foulard decorativo che dava un tocco elegante e faceva risaltare un viso piacevole e sorridente. Pettinatura sobria e curata, la ragazza parlava con toni cortesi, gentili e senza dare l’impressione di “tirare l’acqua al suo mulino” o di criticare la concorrenza d’oltre confine. Dall’altra parte invece una figura non meglio definita, capelli crespi in disordine, espressione quasi “schifata” giustificata dall’argomento toccato riguardante la carenza di “ospiti” che preferiscono andare oltre confine in Italia dove “lo standard ed il know how non è da paragonare al nostro”… alla faccia dello standar elevato e alla professionalità! Rimaniamo preferibilmente al livello di bettola da paese o di grotto (non quelli odierni dove devi prenotare per mangiare “nouvelle cuisine” pagandola a prezzo d’oro) che senz’altro è quello che ci contraddistingue di più e ci rende più credibili e non richiede sforzi “sovrumani” per apparire come non siamo.

Però i turisti che transiteranno nel secondo “buco” del Gottardo tra qualche decennio – perché di sicuro lo faranno – probabilmente questi saranno entusiasti di questa pittoresca accoglienza tipicamente ticinese che conferma la loro idea in merito di una popolazione insoddisfatta, senza mete o obiettivi e facilmente sfruttabile a piacimento per i propri scopi che non possono attuare a “casa loro”.

Con questo non intendo dire che “lo straniero” (non ticinese) non è ben visto – dato che senz’altro qualcuno potrebbe pensare che le mie asserzioni siano razziste nei confronti dei nostri stessi confederati – voglio solo sottolineare che già da parte delle autorità vi sono troppe differenze di trattamento tra i vari cittadini svizzeri. Difatto vengono fatte (seppur elegantemente) discriminazioni che li separano in categorie e classi ben distinte. Basti pensare che se la costituzione stabilisce con uno dei suoi primi articoli l’uguaglianza tra tutti i cittadini, subito dopo inizia a farne distinzioni tra cittadini “femmine” che hanno questi e quei diritti (se poi vengono o meno rispettati è un altro discorso), più avanti si stabilisce anche il diritto di partenariato tra coppie dello stesso sesso (regolamentare una convivenza indipendentemente dal sesso non era possibile?), si è però omesso di specificare se le persone coinvolte in questo genere di partenariato possono anche essere di religioni diverse o magari anche di razza e colore misto… non si sa mai, un domani arriverà pure quello..
In questi giorni (gennaio 2013) si parla anche della proposta “No al Burka” in quanto a dar fastidio non è tanto il fatto di girare mascherati in modo da non farsi riconoscere – come con un passamontagna, un casco da motociclista e altri mascheramenti usati solitamente per compiere atti illeciti – ma ci si batte esclusivamente verso una categoria religiosa ben precisa pretendendo che la popolazione accetti decisioni razziste e discriminatorie anche contro cittadini svizzeri che appartengono all’ideologia islamica… bella uguaglianza di diritti! Bel rispetto dell’articolo costituzionale che ci pone tutti sullo stesso livello. Possibile che nessuno se ne accorga? Sono solo io forse lo stupido che fraintende?

Ma torniamo a vedere la situazione dal lato di investimeno finanziario della confederazione. Di sicuro se le casse federali possono versare miliardi alle banche (too big to fail, cioè troppo grandi e importanti per “lasciarle” fallire) che li distribuiscono come bonus tra i “manager strapagati” per stabilire quanti dipendenti licenziare in modo da ottenere qualche milione di utile in più (che in fondo basterebbe licenziare loro per risparmiarne già a sufficienza), di sicuro quindi possono anche versare qualche centinaio di miliardi alla comunità europea (di cui NON facciamo parte) per favorire l’inglobamento di paesi dell’est in difficoltà. La scusa sono principalmente gli accordi bilaterali che ci “impongono” questa partecipazione (pena ritorsioni, tra l’altro, quindi ricatti politico-economici da parte della comunità europea stessa, almeno così ci dicono i nostri politici che si apprestano a versare questi miliardi), ma mi chiedo quali vantaggi abbia finora avuto la Svizzera con questo tipo di accordi, visto che i vantaggi sono tutti solo dall’altra parte e a noi comportano solo una partecipazione finanziaria “forzata”.
Poi ci sono anche i miliardi previsti per l’aquisto degli aerei militari, perché Maurer ha affermato, durante un’intervista alla stampa estera, che ne abbiamo assolutamente bisogno in quanto prevede possibili “tentativi di invasione da parte di nazioni confinanti facenti parte dell’unione Europea stessa” (notizia riportata sui quotidiani all’estero ma che non ho avuto modo di leggere qui in Ticino… magari non l’ho semplicemente vista io, dato che non sono abbonao ad alcun giornale, ma credo che una notizia simile meriti per lo meno un titolo cubitale in prima pagina…).
Dunque se è possibile usare tutti questi miliardi per gli scopi qua sopra enunciati è normale che ve ne siano anche per “Emmentalizzare” il Gottardo per la gioia dei “toponi” che si pappano quanto rimane superfluo.

Per essere sicuri di avere i capitali necessari per farlo basta limitare le sovvenzioni utili nell’immediato: basta versare solo dieci milioni per la salute pubblica (soprattutto prevenzione), qualche altro milione per “salvaguardare l’identità Svizzera” (qualcuno mi spieghi qual’è), o anche (notizia proprio del 19.1 visibile qui) un duecentomila franchi all’Aiuto Aids Svizzero in Ticino che si preoccupa di organizzare una bella festicciola di “Coming Out” per informare i giovani “omosessuali” sui comportamenti a rischio (wow! giù tutti a vedere quanta “carne nuova” a disposizione… ma questo è un altro discorso) – mentre intanto le casse malati diminuiscono le cure ed i medicinali riconosciuti e rimborsati per poter soddisfare i principi “economici” dell’azienda (molto più importanti della salute pubblica) e, con eleganza giustificata… aumentano i premi. D’altro canto anche l’A.I. si da da fare per il reinserimento degli invalidi nel mondo del lavoro, principalmente affidando l’invalido da reinserire ad una ditta privata che, nell’arco di alcuni mesi e per un costo che non mi è noto, si occupa di istruire l’assicurato su come redigere un curriculum vitae e su come presentarsi ai collocqui. Se non dovesse funzionare ecco che il corso si ripete, perché è chiaro: se l’assicurato non trova lavoro è lui che ha sbagliato a gestire il tutto e necessita di rifare il corso anche più volte per la gioia di quell’imprenditore che ha avuto la geniale idea di aprire una ditta specializzata proprio per quello. Anche le multinazionali farmaceutiche realizzano utili astronomici grazie ai costi esagerati di medicinali ritrovati grazie sempre ai contributi pubblici e privati che ne hanno sponsorizzato la ricerca, e gli stessi governi che sponsorizzano non si preoccupano di porre dei limiti giusti e deontologicamente accettabili alla produzione di medicinali anche superflui o addirittura inutili. Poi ci si ritrova (aprile 2013) ad asserzioni come quella della Novartis che “i medicinali contro il cancro low-cost non rispettano le leggi sulla proprietà intellettuale” – riferendosi chiaramente ai costi sostenuti per la ricerca che fanno salire a 1000 franchi il prezzo dei medicinali costinuiti da pochi franchi di materia prima…

Ma forse il nuovo buco supplementare del Gottardo risolverebbe un sacco di problemi. Aumentando infatti le cause di disagio potrebbero aumentare di conseguenza le necessità di altri interventi che richiedono investimenti da parte di privati facoltosi, privati che usufruiscono di facilitazioni da parte degli istituti di credito (sovvenzionati sempre ancora dallo Stato) che, grazie alla maggioranza della loro clientela (l’uomo medio) da cui possono spremere i fondi necessari, favoriscono appunto i (pochi) primi a discapito dei (tanti) ultimi… e già, perché più soldi hai a disposizione in banca e più alti sono i tassi di interesse che ricevi e minori o addirittura inesistenti le spese di gestione dei conti sui quali avvengono la maggior parte delle operazioni; mentre il semplice cittadino medio che non riesce a risparmiare dal misero stipendio in modo da avere un minimo fisso sul conto stabilito dall’istituto di credito (per esempio Posfinance si basa su un “deposito fisso minimo” di Fr. 7500.- il che sarebbe già un bel averli), deve pagare mensilmente delle tasse per effettuare due o tre pagamenti irrisori (ai grandi investitori). Insomma, un serpente che continua a mordersi la coda. Non è il caso forse di dare un taglio netto?

I risparmi possibili che consentono l’esborso per una simile opera inutile sono innumerevoli, si è già infatti ridotto il periodo di diritto alla disoccupazione in modo da “abbassare” la percentuale di disoccupati in Svizzera ed evitare il malcontento e l’eccessivo esborso (fatto che pone in negativo la cassa disoccupazione stessa) delle casse di compensazione. Il fatto che i cittadini (medi) passino o meno all’assistenza è irrilevante, quei pochi che lo fanno (incuranti peraltro delle ripercussioni negative che ne possano avere) causano “spese” alla confederazione che possono venire recuperate ancora in altri “balzelli” per esempio sulle sigarette, come già si compiono a favore dell’AVS, per non parlare del trattamento di “simpatia” che viene loro riservato da chi ha la fortuna di avere un lavoro e che si sente defraudato nel sapere che parte del suo stipendio va nelle tasche di questi “simpatici fannulloni”. L’importante è non attingere ai fondi (miliardari) previsti per l’acquisto dei Gripen, o ai capitali destinati a “tangenti” in favore del mantenimento degli accordi bilaterali (favorevoli dunque a chi investe in nero all’estero e ne trae quindi un beneficio finanziario effettivo svicolando il sistema di tassazione svizzero, alla faccia dei connazionali)… giammai!

Ma controllare tutte queste manovre anomale, gestite e favorevoli esclusivamente a personaggi subdoli, egoisti e malintenzionati nei nostri confronti, è impossibile. Infatti sono proprio loro che ci fanno credere che il “segreto bancario” esista e debba continuare ad esistere per proteggere noi cittadini medio/bassi… quasi che fosse di rilevanza planetaria che il nostro acquisto con carta di credito al supermercato sia una vergogna da non mostrare…anche se, in fin dei conti, il mio acquisto è stato fatto alla luce del sole e sotto decine di occhi. Perché deve essere così importante che io NON mostri al mondo intero il mio estratto conto? Far vedere quanto spendo in cure mediche e quanto la cassa malati mi risarcisce metterebbe forse troppo in mostra il fatto che devo comunque ancora fare di tutto per reperire i fondi necessari a coprire cose già pagate e strapagate ai loro finanziatori? (eh già, sono migliaia di migliaia le persone davanti ad un monitor di internet pronte a spiare il conto corrente di M.E.Grandi) O mi ridicolizzerebbe per il fatto di non approfittare degli aiuti sociali dando lavoro a: ufficio disoccupazione + Sindacato + Uffici Sociali che svolgono solo un controllo se sono veramente alla ricerca di lavoro o meno e non hanno alcun mezzo (interesse?) per aiutarmi effettivamente a trovarlo e mi classificano direttamente a loro volta “non collocabile” (quindi da lasciar sparire/morire nel nulla)?

Questa è socialità? È azione politica a favore del cittadino?

Se tutto il discorso che precede ha avuto inizio da quella semplice frase pronunciata da un famoso economo che basa il benessere in base al numero di gru, cosa possiamo dire su quell’altra parimenti famosa secondo la quale “Il benessere e la solidità di una società è come una catena e andrebbe misurata in base al suo anello più debole”?

Cosa dovrebbe convincermi che il portare ad un minimo di 3’000 franchi lo stipendio al personale addetto alla vendita – come recentemente proposto – sia sfavorevole all’economia locale in quanto aumenterebbero le persone straniere che per esempio presentano richiesta di lavoro da noi in Ticino? (asserzione fatta in un intervista televisiva da Carlo Coen, rappresentante dell’associazione commercianti del Mendrisiotto)
Cosa mi può far pensare che sia normale che proprio a Chiasso ci sia personale addetto alla vendita che nel 2013 percepisce ancora uno stipendio lordo di 2400 Fr. quando io già vent’anni fa (fino al 1993, anno in cui cessavo l’attività) pagavo i miei dipendenti 3’000 franchi lordi indipendentemente se maschi o femmine… e senza per altro pretendere prestazioni straordinarie fuori dall’umana comprensione? Cosa mi dovrebbe spingere ad accettare un’occupazione a tempo pieno per 2’000 franchi lordi mensili mettendo a disposizione addirittura la mia auto per andare a fare la spesa per la famiglia di cui mi occupo delle pulizie e, già che ci sono, occuparmi dell’istruzione dei bambini, della sistemazione dell’impianto elettrico e/o telefonico, tenere magari la contabilità della proprietà aziendale del mio generoso datore di lavoro usando in modo perfetto il pacchetto Office 2010 e anche i principali programmi grafici anche relativi al sistema Macintosh, occuparmi anche della fatturazione, della logistica e della gestione acquisti-vendite dell’attività svolta dal figlio maggiore, tagliare i capelli e fare la messa in piega alla moglie del datore di lavoro e alla moglie del figlio mentre organizzo e preparo le refezioni per la famiglia e gli ospiti (pane e pasta fatti assolutamente in casa), tenermi a disposizione per eventuali necessità nell’arco delle 24 ore per sette giorni e dichiarando addirittura di non essere fumatore (come se con duemila franchi mensili uno potrebbe anche permettersi le sigarette) e parlare e scrivere correttamente tedesco, inglese, francese, portoghese, spagnolo, russo, cinese e – se possibile – essere di lingua madre rumeno. (pfffiuuu, un semplice posto da donna delle pulizie insomma…)

Cosa può farmi pensare che sia normale pagare due franchi e cinquanta un caffé perché si deve tener conto dei costi accessori come la carta igienica, la corrente elettrica, la pulizia e la svuotatura dei posaceneri che si trovano all’entrata dove tutti sono uniti a fumare creando un tampone di fumo che impedisce agli avventori non fumatori di entrare – o almeno ne rende l’accesso sgradevole e inaccettabile? Perché devo pagare io 4 rotoli di carta igienica solo bevendo un caffé? (Carta igienica Denner 3 strati: Fr. 4.95 per 10 rotoli). Perché il gerente del bar (o la società che gestisce il bar) deve pagare mille e oltre franchi alla SUISA per trasmettere musica all’interno dei suoi spazi quando oltre alla musica vi è tanta di quella pubblicità che basterebbe a offrire un caffé gratuitamente a tutti gli ascoltatori ogni giorno (e per altro senza che gli autori effettivi dei brani trasmessi abbiano la loro corretta parte, visto che le radio private pagano una cifra fissa indipendentemente dai brani trasmessi)? E oltretutto poi il caffé magari non è neanche buono e viene servito in modo scortese o da una persona frustrata che cerca solo l’occasione di sfogare il suo malcontento sul primo malcapitato?

Che cosa è anche questa fissazione di favorire in modo anomalo le grosse catene di distribuzione che possono applicare prezzi di vendita dei prodotti nettamente inferiori al prezzo d’acquisto che devono sborsare i piccoli dettaglianti? Letteralmente, perché un piccolo dettagliante per una scatola di cioccolatini Lindt deve pagare al grossista un prezzo superiore a quello al dettaglio applicato in negozio da Coop o Manor? La conseguenza sono clienti che si accaniscono contro il commerciante innocente tramite boicottaggio e relativa chiusura dei piccoli commerci di paese, con la gioia e la piena soddisfazione di chi non è disposto o non è in grado di fare lunghi spostamenti per gli approvigionamenti…

La voglia di continuare ad esprimere il mio giudizio è talmente tanta che preferisco trattenermi ancora per i blog successivi.

Malgrado i miei punti di vista molto particolari che si possono trovare esposti nei miei altri blog, non posso fare a meno di provare delusione e costernazione per tutto quanto capita al giorno d’oggi in Ticino (e non solo).

Se proprio vogliamo mantenere un’integrità “svizzera”, “ticinese” nel pieno rispetto di quanto prospettato dai padri stessi della nostra nazione (non mi permetto di dire “splendida” in quanto lo splendore si è spento da molto tempo) dovremmo forse fare qualche passo indietro, cambiare la camera d’aria forata e distrutta da un uso scorretto invece di applicarvi pezze sopra le molteplici pezze già applicate precedentemente, e finalmente riconoscere che ciò che è stato fatto fino ad oggi era sbagliato ed è proprio quel modo di pensare che sta distruggendo la nostra economia e con essa la società stessa.

Una soluzione semplice ed efficace è proprio quella di ridurre tutto quanto è stato invece sinora incentivato. L’esempio semplice lo possiamo avere per quanto riguarda il traffico. Se su una strada vi è sempre un traffico automobilistico eccessivo che disturba la zona attraverso cui transita, la reazione finora è stata di allargare la strada. In questo modo non si è ridotto il traffico, si è solo data la possibilità di aumentarlo e aumentando ulteriormente il disagio. Lasciando invece invariata la larghezza della strada, o addirittura rendendola ancora più stretta e difficoltosa al transito, gli utenti tenderannno ad optare per altre vie o altri mezzi di trasporto come i mezzi pubblici. Se però i mezzi pubblici si ostinano a mantenere prezzi esagerati basandosi sul quantitativo di passeggeri attuale (in modo da coprire le spese ed avere comunque un margine di guadagno) molti utenti non ne faranno capo, precludendo così la possibilità alla compagnia che li gestisce di diminuire in modo ragionevole i prezzi in quanto i ricavi lo permetterebbero. Ecco che in questo caso specifico invece, la direzione per esempio delle FFS (carica ricoperta da un cittadino germanico che senz’altro è un esperto in marketing e tecnologie manageriali) preferisce aumentare il costo dei biglietti e diminuire il personale adibito ai servizi relativi (tipo abolizione del tipo che passa con carrello bar sulle carrozze dove paghi 5 Fr un caffé solubile – Nescafé – e 7 Fr. un panino quasi invisibile – e forse anche del giorno prima, vista la stucchevolezza).

Tornando alle nostre riduzioni – che bada bene non sono del personale, dei dipendenti privati o statali – sarebbe anche il caso di non più facilitare certe situazioni che si sono dimostrate finora non vincenti. Perché sovvenzionare ed aiutare il cittadino “medio” nella realizzazione di un’impresa privata ben sapendo che tale attività non ha futuro e semplicemente con lo scopo di dare una illusoria fiducia all’economia? Perché discutere ore e ore a livello parlamentare su come combattere il “dumping salariale “ (le differenze di retribuzioni che esistono tra situazioni diverse – come sesso o nazionalità – con la parità di lavoro svolto) quando è più che logico che non devono esistere punto e basta e non devono semplicemente venire accettate dai diretti interessati?

Perché continuare a organizzare manifestazioni a livello sindacale, oggi per quella categoria e domani per quell’altra, quando otto ore di lavoro in cantiere, in tipografia, in ufficio, al bar, in negozio o dovunque vengano svolti, devono – e lo dico ancora più chiaro – DEVONO essere riconosciuti nello stesso modo indipendentemente dal sesso di chi li compie, dalla sua nazionalità, religione o ideologia politica, dagli studi che ha dovuto effettuare per giungere a svolgerli e dalle difficoltà che ha dovuto superare? Al massimo forse una differenza minima, ma non abissale come invece sussiste attualmente dove una categoria percepisce fino a 10 volte ed oltre lo stipendio della “classe” più povera. Le otto ore (auspicate) di presenza in ufficio di un manager non sono forse simili di quelle del venditore che deve essere sul posto di lavoro almeno mezz’ora prima dell’apertura del negozio e lo lascia magari mezz’ora dopo, ma cui vengono comunque conteggiate e retribuite solo le ore stabilite da contratto dalle/alle? La differenza dipende solo dal fatto che il secondo non è così intelligente o effettivamente vi sono motivi plausibili di cui non sono a conoscenza?

Riduciamo il commercio in Ticino! Di conseguenza si riducono tutti quegli interessi anomali ad appropriarsi della fetta più grande. Puntiamo di più sull’autonomia in modo che non si debba dipendere dal sig. Gessler o da Napoleone o da chi per essi, ridiamo onore e valore alla semplice cultura contadina che ha contraddistinto i nostri avi portandoli a preferire l’ideologia patriottica montana del patto del Rütli al modernismo-snob-espandistico-consumistico-politico-economico-ridicolomanontroppo-commerciale di Zurigo o Ginevra o Milano…

Visto che un giorno qualcuno disse che noi ticinesi non abbiamo identità in quanto siamo stati sempre sottomessi dagli “invasori” di turno, saremo mai in grado di sfoderare gli attributi semplicemente mostrando superiorità e indifferenza a queste violenze, invece che lasciarci convincere che sia tutto per il nostro bene?