martedì 2 aprile 2013

La fine della Chiesa

(di Massimo Enzo Grandi)

2000 anni fa – non importa se sia veramente esitito o se sia nato o meno il 25 dicembre in una grotta da una quindicenne vergine – qualcuno iniziò a diffondere degli insegnamenti profondi e chiari. Insegnamenti basati principalmente sull’amore e sul rispetto del prossimo. Insegnamenti che chiaramente ponevano in un luogo di poca importanza le inutilità e la pericolosità di ciò che veniva considerato normale perché ritenuto frutto della parola di un Dio che parlò per mezzo dei profeti. Un Dio che nessuno accetava più che parlasse per il tramite di qualcun’altro in quanto risultava scomodo agli interessi personali di pochi eletti al potere in quel periodo.

Dopo aver commesso un grosso errore, cercando di mettere a tacere i responsabili di questi insegnamenti, qualcuno però si rese conto che l’effetto era l’opposto di quello auspicato. Solo con abilità e astuzia riuscirono a girare ancora la situazione a proprio vantaggio appropriandosi del pieno diritto su tali insegnamenti che, adegauatamente ritoccati e presentati, hanno potuto mantenere il potere dalla parte meno onesta.

Ogni tentativo di ripristinare la verità professata originariamente venne subito messa a tacere senza alcuna esclusione di colpi, mentre le menzogne per far apparire ancora più veritiero l’inganno divennero sempre più sottili e sofisticate.

1200 anni dopo che quelle meravigliose verità furono proferite, ecco che qualcun’altro si chiese a cosa fossero serviti quegli insegnamenti visto che chi li professava si comportava proprio al loro opposto, per di più traendo vantaggi di ogni tipo proprio da chi invece si atteneva con fede e amore a quegli insegnamenti e che, in questo modo, è sempre stato sottomesso e sfruttato. Al poverello di Assisi fu riconosciuto subito il tocco divino e sia lui che i suoi seguaci furono subito santificati  e benedetti … proprio da quegli individui che della santità e della benedizione non avevano mai neppure lontanamente avuto sentore. E in questo modo si riuscì nuovamente a mantenere l’esclusivo potere a quel certo gruppo che lo deteneva con degli scopi ben diversi da quelli professati. Potere che – sostengono – è conferito da un’autorità suprema “invisibile ma onnipresente”, senza che comunque vi siano prove evidenti e sicure.

L’evoluzione fino ai giorni nostri ci ha portato informazioni e messaggi di ogni tipo che inquinano ora le eventuali prove a favore e ora invece quelle contrarie, quindi qualcuno si è preso la briga di rianalizzare sia i testi che ci hanno narrato gli eventi di 2000 anni fa e sia  quelli ancora precedenti che parlano di un primo uomo e di una prima donna il cui figlio, dopo aver ucciso il fratello, prende moglie da tribù vicine, fatto che prova l’esistenza di altri esseri umani oltre al primo uomo e alla prima donna ma che però non viene assolutamene ritenuto di importanza, perché l’importante è che solo quelli furono il primo uomo e la prima donna, gli altri si fa finta che non esistessero.

Le teorie sono sempre più complesse, alcune frutto di fantasie o di allucinazioni di presunti personaggi che si credono gli unici a saper leggere tra le righe, altre invece basate su studi seri e coscenziosi che possono esclusivamente basarsi su quanto tramandato nei vari millenni. Non si tratta di un lavoro facile, non siamo neppure in grado di sapere esattamente cosa stia succedendo ai giorni nostri malgrado l’informazione e i mezzi a disposizioni, o forse è proprio grazie a questi che ci troviamo confrontati con troppe versioni anche contrastanti su fatti sia banali che di primaria importanza, in modo che la nostra valutazione ne è decisamente influenzata in un modo o nell’altro.

Si tratta di analizzare testi scritti in un linguaggio che si presta anche a due traduzioni diverse, l’una l’opposta dell’altra, a dipendenza da quali vocali vengano inserite tra le consonanti tramandate. Quindi ogni traduzione sinora fatta o che verrà fatta in futuro, può essere solo ipotetica, e dimostra comunque la scaltrezza di chi si è occupato di questa stesura che si presta ad essere interpretata in base alle necessità.

Ecco che da poco la Chiesa Cattolica Cristiana ha eletto un nuovo Papa. Questi ha scelto il nome di Francesco, come quel poverello di Assisi cui fu dato un “contentino” per non permettergli di mettere in mostra il vero volto della bestia che si nutre dell’innocenza umana. Francesco ha mostrato dall’inizio una semplicità cristica che mi auguro genuina e spontanea.

Si parla molto di profezie sull’ultimo Papa che segna la fine della chiesa. Alcune interpretazioni ritengono che sia proprio Francesco. Ma cosa significa la “fine della Chiesa”?

Fine della fede? No – Fine della purezza del messaggi di quel Cristo (indipendentemente se sia esistito o meno ecc. ecc.)? No…. Se fosse semplicemente la “fine delle menzogne”? Questa propri mi sembra la più azzeccata: la fine delle menzogne create attorno ad una verità. Menzogne che sono visibili nel comportamento ben lungi da quello professato da chi detiene il “diritto” su una verità che nessuno potrà mai e poi mai nè confutare ma nemmeno confermare.

Giungerà il giorno in cui certe persone saranno così oneste da vergognarsi per tutto ciò che hanno fatto?

Se la fine della Chiesa Cattolica Cristiana Romana significa “ritorno all’insegnamento originale attribuito a Gesù Cristo e seguito da personaggi come Francesco d'Assisi” ben venga. Ciò non può che veramente giovare all’umanità intera…

Ma visto le sottigliezze cui siamo stati finora sottoposti, siamo sicuri che Papa Francesco non sia un ulteriore “conentino” per distogliere la nostra attenzione da tutti gli altri che continuano a non agire in quel modo? Sinceramente mi auguro di no… prefeisco la “fine della Chiesa” che comporta la vittoria degli insegnamenti del Cristo (sempre indipendentemente dal fatto che…) piuttosto che una fine che distrugge anche le “cose buone” che (volenti o nolenti ma comunque con raffinatezza e doppi scopi) sono state tramandate fino ai giorni d’oggi.

Ah, dimenticavo… io non sono né un santo né un profeta, dico solo ciò che credo di vedere. Che poi sia o meno la verità non spetta a me dirlo…

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